Stupidità

Aveva fissato un appuntamento con Lorenzo, un ragazzo che aveva conosciuto ad una festa. Dopo aver bevuto una cosa assieme, il giovane l’aveva portata a fare un giro in auto. Era una bellissima serata e il ragazzo aveva parcheggiato la vettura di fonte al mare.

“Sei molto carina e anche molto simpatica. Hai qualcosa di diverso, tu”  le disse lui, senza sapere esattamente cosa stesse dicendo.“E tu non sai quanto, tanto che potrebbe non piacerti. Grazie, comunque” rispose ridendo.Lui, chiaramente, non capì l’allusione e la guardò per un attimo con aria interrogativa.
Poi le si avvicino e le sussurrò: “Mi piacerebbe darti in bacio”.

Lei chiuse gli occhi e sorrise. Poi lui l’abbracciò. Piano piano le mani del giovane scesero. Appena arrivò alla coscia destra sentì degli strani aggeggi e si fermò.

“Oh, hai sentito queste? disse toccando le cinghie che le assicuravano la protesi alla coscia

“Beh, non è niente: sono solo le cinghie della mia gamba di legno” aggiunse trattenendo a stento un sorriso pensando alla faccia che avrebbe fatto il ragazzo.

Lui cambiò colore e si ritrasse bruscamente.

“Oh, scusa … scusami. Io non … non sapevo … si. Insomma che tu …”

“Che io cosa, che sono zoppa, un’infelice?” aggiunse lei con tono affettatamente brusco.

“N… no… io ….non volevo …” balbettò vistosamente imbarazzato.

“Te l’avevo detto, che ero speciale!” rise. “Dai, tranquillo, stavo scherzando. Davvero. Non ce l’ho con te”.

Era vero. Chiara non era arrabbiata con Lorenzo; le gente ha spesso paura delle diversità, di ciò che non conosce. E lei faceva parte di esse. Tutto qui. E oramai lo aveva imparato a sue spese. Ma non era stato sempre così facile.

Per tutto il tragitto di ritorno il ragazzo non disse una parola, tanto era il suo imbarazzo. Arrivato sotto casa di Chiara, balbettò qualche frase.

“Chiara, non so come scusarmi. Io non volevo …”

“Non volevo cosa, Lorenzo, trattarti come una persona normale, è questo che vuoi dirmi? Ricorda che il fatto che mi manchi una gamba non vuol dire che non sia una ragazza normale. Mi piace essere baciata e avere degli amori, se solo mi se ne dà la possibilità. Comunque, lascia stare, davvero. Ciao”.

Lo salutò gentilmente, gli sorrise e scese dalla macchina. Si voltò e una piccola lacrima cercò di fuggire dai suoi occhi per raggiungere a capofitto il marciapiede. Forse il callo non ci si fa mai del tutto.

Un bambino le si avvicinò e la distolse dai suoi pensieri. Lo guardò, gli sorrise e gli disse: “Ciao, come ti chiami?”
“Marco” rispose il bimbo fissando il moncherino.
Se ne accorse e lo guardò negli occhi e non vide malizia o giudizio ma solo curiosità. Pensò che i bambini vedono soltanto quello che c’è senza pensarci tanto sopra; loro vivono le cose con chiarezza, colgono l’essenza, il succo delle cose. Poi vengono educati, crescono e diventano come noi. Forse è sbagliato: non si dovrebbe insegnargli a diventare adulti ma imparare da loro a tornare bambini.

“Come mai la tua gamba è più corta e strana?” chiese candidamente.

“Ho avuto una malattia, Marco, e hanno dovuto tagliarmene un pezzettino”

“E hai sentito male?”

“Un po’”

“E ora come fai a camminare?”

“Vedi?” indicò la protesi “ho un’altra gamba finta!”

Il bimbo la guardò per un attimo senza dire niente e poi le sorrise.

“E se allora la batti non senti male?”

“No, Marco, non sento dolore”

“Allora vado dalla mia mamma e gli chiedo se mi compra una gamba come la tua”

“No, Marco, sai, è molto meglio la tua di gamba, quella vera” gli sorrise e gli scompigliò delicatamente i neri capelli con una mano.

All’improvviso arrivò la madre che prese il bimbo per un braccio trascinandolo via.

“Vieni via, Marco: non disturbare la signorina!” disse con veemenza; ma le sue parole non esprimevano ciò che dicevano i suoi occhi: Marco vieni via da quella storpia, da quello scherzo della natura.

Si, Chiara aveva ragione: i bambini hanno molto da insegnarci.

Chiara salutò il bambino che le fece ciao con la mano piagnucolando.

Poi non resistette: era giusto che lei sapesse: “Signora, non abbia paura; i tumori non sono contagiosi. Ma la stupidità si”

15 Risposte to “Stupidità”


  1. 1 CosmicVoidAroundMe 14 settembre 2007 alle 15:57

    Ma l’hai scritto tu??? E’ splendido! Mi permetto di dire (siccome sono un poco scassaballe) che io non avrei aggiunto il pezzo finale con la madre del bambino per lasciare più vivida in mente l’impressione del contrasto tra quest’ultimo e il ragazzo iniziale che la voleva baciare. Ma questo è un dettaglio.
    Complimenti.
    Giorgio.

  2. 2 barbie 14 settembre 2007 alle 16:08

    ci sono diversi motivi perchè ho continuato la storia dopo il ragazzo che la voleva baciare…
    per non limitare le delusioni solo alla sfera affettiva, comel’ha delusa il ragazzo, anche la madre del bambino…
    per dimostrare quanto gli occhi di un bambino, come ho detto, non guardano con malizia o giudizio, solo curiosità…
    per convincere dell’importanza dello scambio reciproco di insegnamento, noi adulti insegnamo ai più piccoli, ma allo stesso tempo abbiamo molto da imparare da loro…
    e, forse, se non avesse avuto quel primo spiacevole colpo causatole dal ragazzo, non avrebbe trovato la spinta per rispondere alla signora, avrebbe lasciato correre…ma come si dice, quando è troppo è troppo.
    Grazie Giorgio,
    Barbara.

  3. 4 VQ 14 settembre 2007 alle 22:54

    Uno dei post più belli che abbia letto. Grazie, anche a nome della lacrimuccia appena nata, qui, ora.

  4. 5 leucosia 15 settembre 2007 alle 18:15

    bravissima, letto tutto d’un fiato!

  5. 6 fulvia 15 settembre 2007 alle 22:24

    BELLISSIMO
    modo di affrontare la stpidità! Guardare diritto negli occhi e non aver paura di dire le cose col loro nome! Buona domenica,Barbie, Fulvia

  6. 7 nuvolepensierose 16 settembre 2007 alle 15:46

    Barbie, ma sei sicura di essere una Barbie?
    Non pensavo che una semplice bambola di plastica potesse raggiungere tali livelli di sensibilità e intelligenza.
    Complimenti.

    PS Chiara esiste? Se sì, non mi spiacerebbe affatto poterla conoscere. Dev’essere una persona davvero straordinaria. 😉
    Peccato per Marco, ma credo sia lo scotto da pagare per chi si ferma alle apparenze. 😛

  7. 8 barbie 16 settembre 2007 alle 17:52

    grazie, grazie, grazie a tutti…
    specifico, per i lettori scettici…
    sono una barbie si, ma “in carne ed ossa in un mondo di plastica”,
    una barbie con un’anima, e credo anche un’anima buona.
    🙂
    Buona domenica, o almeno quel che ne resta.

  8. 9 silvia 16 settembre 2007 alle 22:18

    Chi ha un piccolo difetto o una disabilità desidera essere trattato normalmente, e che se ne parli normalmente. I bambini sono puri. c’è un canto evangelico che dice “se non ritornerete come bambini non entrerete mai”. anche la chiesa la dice lunga sulla sorte degli adulti che perdono la loro spontaneità.
    comunque questo Marco era proprio uno stupido. meglio perderlo che trovarlo. ciao silvia
    P.S. C’è un annuncio di Giulio dal Canada a proposito di costituire una commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti del G8 di Genova.

  9. 10 Andrea 17 settembre 2007 alle 7:59

    Questo post rispecchia ciò che capita a molti in molte, troppe giornate. Capita di essere emarginati per ogni difetto che ci rendere “diversi” da tutti gli altri. Le persone “brutte”, quelle grasse, quelle che soffrano di un qualche disagio psicologico, quelle che faticano a socializzare e stare in gruppo, anche quelle che la pensano in modo diverso o che hanno diversi orientamenti sessuali, in certe realtà sono trattadi come corpi estranei, sono compatiti, a volte derisi, e raramente accettati: finisce così che a volte anche loro non si accettano e qui cominciano per loro i guai… Complimenti a Chiara e ha reagito… Un abbraccio Barbie, i tuoi post sono sempre molto toccanti e mi smuovono sempre qualcosa dentro, questa volta, più di altre volte. Buona settimana 😉

  10. 11 maxanima 17 settembre 2007 alle 14:09

    ..che poi io non direi mai ad una ragazza: sei speciale…non sopporto neanche quando lo dicono a me 🙂 che vorrà dire mai questo “sei speciale”…che sono una benzina? oppure un auto con qualche optional in più? mah.

    Bacetti Barbara.

  11. 12 federica 18 settembre 2007 alle 11:52

    Complimenti.
    Davvero! Complimenti.
    Spero che lo leggerà colui che è malato di stupidità.
    saluti affetuosi
    Fede

  12. 13 Robert Coclea 18 settembre 2007 alle 16:57

    Caspita che racconto bellissimo. Molto penetrante. Una morale davvero profonda. Bravissima, nel descrivere un episodio che è lo specchio spesso della società di oggi. Mi inciti a ricercare la profondità delle persone. ciao. Robert.

  13. 14 ma.ni 19 settembre 2007 alle 17:55

    Un bel racconto di cui la cosa che piú di tutte mi sento di condividere (ed infatti ne ho scritto anch’io tempo fa) é la spontaneitá dei bambini, la loro invidiabile capacitá di stupirsi davanti a tutto. Il fatto é che poi ce ne scordiamo e diventiamo dei “Marco” e delle anonime signore, pronti a farci impressionare da una protesi piú che da un ragionamento.
    Scusa la lunghezza, ciao.

  14. 15 ma.ni 19 settembre 2007 alle 17:56

    Un bel racconto di cui la cosa che piú di tutte mi sento di condividere (ed infatti ne ho scritto anch’io tempo fa) é la spontaneitá dei bambini, la loro invidiabile capacitá di stupirsi davanti a tutto. Il fatto é che poi ce ne scordiamo e diventiamo dei “Marco” e delle anonime signore, pronti a farci impressionare da una protesi piú che da un ragionamento.
    Scusa la lunghezza, ciao.


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La strada

Una strada può essere lunga o corta ma se non fai il primo passo sicuramente sarà lunghissima (Autore Giapponese)
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